BOTTICINO, 13 luglio -
In via Michelangelo a Botticino urlano di gioia, c'è chi addirittura
si strappa i capelli. I motivi: la conquista del primo trofeo della
storia per Miei Prodi, il Sei Nazioni, la finale di Pentacup persa
d'un soffio, oppure la fine dell'incubo per
una stagione maledetta? C'è chi giura che sia l'ultima, ma anche la
prima merita giusto spazio, inoltre la soddisfazione di essere
arrivati fino in fondo nella difficile Pentacup è sempre da
considerare. E' chiaro che l'annata 2005 per
Miei Prodi non è stata certo densa di soddisfazioni, ma a ben
vedere, non è da sottovalutare.
Partiamo come consueto
dall'asta. Tutto è cominciato in
una calda sera di settembre, Giorgio è sempre considerato uno dei
potenziali vincitori, uno che all'asta vende cara la pelle. Alla scuderia rossa arriva gente di un
certo livello, con qualità, tutti giurano che è l'anno di Miei
Prodi. In porta arriva la garanzia Pagliuca, con un rincalzo di
rispetto come Manninger. In difesa Couto, Parisi e Stovini formano
una barriera solida che può fare anche del male in chiave offensiva.
A centrocampo tante scommesse, un esercito di solidi operai capaci
di grandi cose: Taddei, Vigiani, Mauri, Semioli e Abeijon. Insomma, niente male. Infine l'attacco, Trezeguet punta di
diamante, supportato da Cossato, il pupillo del patron rosso,
Esposito, la grande scommessa di Giorgio e Jon Dahl Tomasson, la speranza.
In campionato l'inizio
era stato promettente, dopo il I round chiuso al terzo posto pari
merito con i Blackburn, Miei Prodi dava l'idea di esserci. Vigiani,
Trezeguet, Mauri, Abeijon, Couto ed Esposito trascinavano i rossi a
gonfie vele, ma poi qualcosa si è rotto, per la precisione qualcuno,
più di uno: Trezeguet e Cossato, che lasciavano solo Esposito a
supportare il peso dell'attacco, con una manciata di scommesse e
promesse a tenere alta la bandiera. Poteva bastare? Davvero
difficile. A centrocampo, Semioli, Mauri e Abeijon non erano
abbastanza costanti, ma soprattutto pesava l'assenza di Taddei, un
grave handicap per una società che aveva scommesso molto su di lui.
La difesa scricchiolava fortemente, Stovini non pareva più lo stesso
dell'anno prima, Couto segnava, ma poi faceva danni fino a
scomparire tra squalifiche ed infortuni, l'unico a reggere era Parisi
ma non poteva certo bastare. Nonostante l'arrivo di Sullo,
Pellissier e più tardi di Torrisi e Lucarelli, Miei Prodi sprofondava,
il II e il III round relegavano i rossi in bassa classifica, 24
punti in 22 gare. Nella volata finale dopo un pizzico di brio e di
speranza, le ulteriori sconfitte successive facevano precipitare,
chiudendo con 6 punti in 5 gare. Insomma, una campionato davvero
indigesto per i rossi.
Non è andata meglio in
Coppa, abbandonata senza combattere ai quarti di finale. Dopo un
discreto rendimento negli ottavi, contro Astrakan i rossi hanno
inspiegabilmente lasciato libera la strada, rinunciando praticamente
alla possibile qualificazione alle semifinali. Anonimi.
Perchè un risultato
così magro? Gli infortuni di Trezeguet e Cossato sono una ragione,
l'assenza e il ritorno peraltro impalpabile di Taddei un altro
ancora, l'incredibile mancanza di costanza dei difensori e dei
centrocampisti un altro ancora. Qquello che nessuno vuole credere è
che la prima causa di questa difficile stagione è il manager stesso,
Giorgio, primo artefice delle sue fortune e sfortune. Purtroppo per
avere risultati al fantacalcio ci vuole una dose considerevole di
fortuna, più una certa costanza di interesse e impegno. E' logico
immaginare che i troppi impegni presidenziali, tesi in primis,
abbiano inevitabilmente succhiato energie preziose al manager
botticinese. Quindi, messe assieme tutte queste cause, è
comprensibile come sia impossibile fare tanti passi in un campionato
agguerrito come il nostro. Eppure non è finita qui, perchè dopo la
delusione, ecco quello che permette ai nostri occhi di rivalutare la
stagione dei botticinesi. Pentacup e Sei Nazioni.
La Pentacup. In questa
competizione Miei Prodi ha saputo arrivare fino in fondo, fino alla
finale. Prepotenza e determinazione sono state le armi rosse, e
anche una certa fortuna nell'approfittare delle giornate giuste.
Purtroppo sul più bello l'handicap di una stagione è emerso
pesantemente, mandando in fumo i sogni di gloria. La soddisfazione
per una finale conquistata è comunque grande.
Il Sei Nazioni. Il
team di Botticino alleato con K Nola ha dato vita alla Maddalena, un
nome divenuto leggendario, grazie alle sue quattro vittorie
consecutive nel girone di qualificazione. Vittorie che hanno
permesso ai montanari di qualificarsi con 2 turni d'anticipo alla
finale, vittorie che hanno fatto acquisire la fama di Maddalena
Schiaccia Sassi. A onor del vero, non è proprio così, considerando
che gli stessi uomini in Campionato non hanno brillato pari modo, il
Sei Nazioni è stato un sipario unico e forse irripetibile per quei
20/25 giocatori che si sono alternati, capaci di catalizzare tutte
le loro forze, tutte le loro energie, in quelle 5-6 partite. Nessuno
vuole togliere nulla ai vincitori, la vittoria è pulita,
considerando il fatto che hanno controllato la competizione
dall'inizio, ma a ben vedere, considerando anche le ultime sfide,
Maddalena non ha impressionato molto. Infatti, quando Miei Prodi e K
Nola risalivano la china in Campionato, la loro rappresentativa
nazionale ha dato segni di stanchezza. In finale, Maddalena ha
ancora una volta vivacchiato, portando a casa il trofeo per
differenza punti. Treponti non è sembrata irresistibile e Maddalena
tanto meno capace di schiacciarla. Ad ogni modo la vittoria è
giunta, meritata o meno, ed per questo motivo d'orgoglio e di riscatto.
Chi ha convinto:
Pagliuca, praticamente il migliore di Miei Prodi, un'autentica
saracinesca. Parisi e Lucarelli, più che le loro doti di difensori,
in un certo senso scarsine, ha giovato la loro vena offensiva. Mauri, Semioli,
Sullo e Dalla Bona. Non irresistibili, ma utili con le loro giocate,
i gol e gli assist. Esposito, dopo Pagliuca, l'autentico
trascinatore. Pellissier, arrivato in corsa, ha dato il suo
contributo.
Chi ha deluso:
Couto, Loria e Stovini, non hanno risposto alle aspettative. Taddei,
aspettato a lungo come salvatore della patria, una volta tornato è
stato davvero una palla al piede. Cossato, per costringere Giorgio a
venderlo deve aver fatto proprio pena. Tomasson e Konan. Mai
realmente utili, specie il primo spesso infortunato. Infine, David
Trezeguet, il traditore, dopo le prime partite si è dileguato.
Vigliacco.
In conclusione,
a Botticino non sorridono certo, ma la vittoria del Sei Nazioni non
è malaccio. Quello che è certo che Giorgio non concederà più un
lusso così ai suoi avversari. La tesi nella vita si fa solo una
volta... più o meno.